Arriverà il mio momento

Non fu facile sentire ciò che avrei dovuto subire, infatti la dottoressa si meravigliò e disse ai miei genitori:“Anche la bambina rimane qui?”. Io, tutta convinta, risposi: “Si, non voglio che nessuno mi nasconda niente!

Ciao, mi chiamo Linda e ho 13 anni. Vivo a Matera, in Basilicata. La mia storia è iniziata alla fine del 2012, mentre trascorrevo la mia vita di sempre: andavo a scuola, andavo a pallavolo, uscivo con gli amici il sabato sera, andavo a casa delle amiche: vivevo la mia adolescenza.

A metà novembre 2012 presi una storta alla caviglia. I primi giorni non ne facevo un dramma, ma più passava il tempo più il dolore alla caviglia diminuiva, ma lo sentivo acuirsi alla gamba. Un giovedì notai che la gamba destra era molto gonfia, allora mia madre mi disse: "Se è vero che ti fa molto male, rinuncia, almeno per oggi, alla pallavolo" e io rinunciai. I giorni passarono e mamma telefonò alla mia pediatra che mi prescrisse subito una lastra alla gamba. Il 27 dicembre 2012 andai a fare i raggi X. Nel frattempo passammo la fine dell'anno sperando in un 2013 tranquillo. Il 2 gennaio avemmo i risultati della radiografia e la pediatra disse subito di fare una risonanza magnetica con contrasto. Il 9 gennaio mi sottoposi all’esame e, dopo due giorni, ebbi i risultati. La pediatra, visti i risultati, chiese un incontro, il prima possibile, con mamma e papà per spiegare che cosa mi stesse succedendo. Siccome lei già conosceva il dottor Favale del Regina Elena, lo chiamò e gli chiese un appuntamento per me. La dottoressa aveva già capito cosa stesse succedendo, ma, non avendone la certezza, mi disse solo che avrei dovuto portare le stampelle per un certo periodo.

Il 17 gennaio 2013 andammo alla visita con il dottor Favale a Bernalda. Portammo sia i risultati della lastra sia quelli della risonanza. Lui capì subito che cosa avessi, ma mi disse queste esatte parole: "Fino a quando non sappiamo il nome e cognome della malattia, non possiamo dire e fare niente". Il martedì mi sarei dovuta ricoverare a Roma presso il reparto di Ortopedia Oncologica dell'ospedale Regina Elena. Poi avvisai subito alcuni miei amici, ma chiesi loro di non spargere la voce. Finimmo la visita ed io, non appena entrata in macchina, mi misi a piangere: mi sentivo piena di rabbia e continuavo a chiedermi, incredula: “Perché è capitato proprio a me?” Cercarono di tranquillizzarmi, ma io ero troppo in ansia per la biopsia, era la prima operazione a cui presto mi sarei dovuta sottoporre. Il 21 gennaio mi ricoverai in ospedale al Regina Elena e, quella mattina, davanti agli ascensori, incontrammo un signore alto, con i baffi e capelli brizzolati che, appena mi vide, disse: "Scommetto che tu vieni da me!" e io dubbiosa risposi: "Non so".

Quando ero nella mia stanza "quell'uomo” entrò e mi disse: "Visto che avevo ragione?" - era il professor Biagini! Egli mi spiegò subito alcune cose e mi tranquillizzò dicendomi la verità. Il 24 gennaio feci la biopsia, dopo cinque giorni sapemmo la condanna: avemmo la conferma che si trattava di un osteosarcoma di 2^ grado alla tibia destra. La dottoressa Ferraresi volle un incontro per spiegare tutto quello che avrei dovuto affrontare. Non fu facile sentire dall’oncologia medica dell’IFO ciò che avrei dovuto subire, infatti la dottoressa si meravigliò e disse ai miei genitori: "Anche la bambina rimane qui?" Io, tutta convinta, risposi: " Sì, non voglio che nessuno mi nasconda niente!"

Da quel giorno non volli sentir nominare le parole " tumore" e "chemio". Passò un po' di tempo e ci recammo a Bologna per l'intervento che avrei dovuto subire alle ovaie per la preservazione degli ovuli. La dottoressa Ferraresi mi spiegò che con la chemio potevo non avere figli in futuro e, per far sì che questo non accadesse, mi sarei dovuta sottoporre ad un altro intervento all'ospedale Sant Orsola di Bologna presso il reparto "pediatria chirurgica". Il 5 febbraio mi sottoposi all'intervento; dopo neanche una settimana tornai a Roma per cominciare i cicli previsti di chemio. Dopo aver superato questa durissima prova (per me!). Ad Aprile mi operarono presso il reparto di Ortopedia Oncologica del Regina Elena. Il venerdì prima il prof. Biagini mi comunicò che il giorno dell'intervento lui non ci sarebbe stato. Io mi preoccupai, ma dopo venni a sapere che a operarmi ci sarebbe stato tutto il team. L'intervento durò circa 8 ore, ma io dormii tutto il giorno, non mi accorsi proprio di niente.

Da quel giorno mi ripromisi di abbandonare il più in fretta possibile le stampelle. Venni chiamata per iniziare i cicli di chemio post-operatori. Furono solamente cinque cicli. Iniziò la scuola, la terza media. Mi dovevo mettere sotto a studiare. Arrivò febbraio ed io mi sottoposi alla Tac di controllo. Avemmo i risultati e la dottoressa Ferraresi ci disse che dovevo fare una PET, giusto per scrupolo per un esame più approfondito. Nel frattempo mi faceva male il bacino destro. Noi pensammo subito ad uno strappo muscolare, visto che in quei giorni feci tanti movimenti. Ero quasi pronta alla fine di tutto questo incubo, quando avemmo i risultati della PET: secondo i medici dovevo fare di nuovo la chemio.

Quel lunedì divenne indimenticabile (in senso negativo!!!) per me. Piansi per tutto il giorno, non andai a scuola il giorno dopo, stetti da mia zia per svagarmi un po', ma niente, quel pensiero fisso era sempre lì. Come mai una ragazza così attiva come me doveva rifare tutto da capo? I dottori mi spiegarono che dovevo fare solo dei cicli di chemio e poi fare una TAC per vedere se la massa si era ridotta. Come dovevo spiegarlo ai miei amici? Questa volta non lo fece mamma, ma io. Solo ad una mia amica lo confidai a scuola, durante la ricreazione, ma agli altri no. Inviai a tutti lo stesso messaggio: "Mi sento sola in questo periodo; per favore, anche se dovrò perdere di nuovo i capelli mi starete accanto?" I miei amici mi risposero di sì!

Quando l’8 aprile andai a scuola senza capelli, per loro non era cambiato niente, ero sempre la loro Linda. Facevo i cicli di chemio a Roma, scendevo a Matera e il giorno dopo subito a scuola. Ho perso tante lezioni quest’anno, ma io mi sono sempre impegnata. Agli inizi di maggio andai in gita; siccome avevo le stampelle, mamma mi accompagnò. Passammo dei giorni indimenticabili, nonostante non stessi in buone condizioni. Il 2 maggio feci un’infusione di chemio e dal 5 all’8 maggio andai in gita. Il 9 maggio feci l’altra infusione: ero attivissima, ma anche senza voce! Passò anche la gita e finì la scuola. Feci la PET di controllo ed una cosa buona uscì: la massa da 11 millimetri si era ridotta a 2 mm! Dissi io: "Proprio quei due millimetri mi daranno fastidio?!' Io tutta contenta lo dissi ai miei amici, non a tutti, però.

Il 14 giugno dovetti incominciare gli esami di terza media: una passeggiata! Il giorno prima feci l'infusione di chemio, quella un po' più pesante rispetto alla prima. Ero serena, tranquilla. Due settimane di puro rilassamento! Il 23 giugno feci l’orale: ah, quel 23 giugno… vedo proprio che mi perseguita. Finiti gli esami, finito lo stress! Sono uscita con 8 di valutazione alla faccia di chi mi ha voluto male!

Ora aspetto solo il mio gran momento per festeggiare! Forse questa malattia mi ha insegnato una cosa: non bisogna mai fare progetti, perché, poi, se non sono come dici tu, ci rimani davvero male! Un ringraziamento speciale va a tutti gli infermieri di entrambi i reparti che mi hanno "sopportato" per tutto questo tempo. Un ringraziamento speciale va anche alle infermiere che ci sono in Day Hospital! Grazie Infermieri, grazie Dottori, grazie professor Biagini e dottoressa Ferraresi!

 

Linda