È vero, ho dovuto e continuo a cambiare tante cose nella mia vita e nel mio modo di vivere, ma quello che conta è vivere...
Sono passati già cinque anni da quando la mia vita è cambiata! All’età di 18 anni ho avvertito i primi dolori: forti fitte al braccio destro che, partendo dal gomito, arrivavano fino alla mano, impedendomi di svolgere le normali azioni quotidiane (ad es. non riuscivo a scrivere neanche per 5 minuti o a prendere una brocca d’acqua)! Mi feci visitare da vari ortopedici e fisiatri di Roma e dintorni, ma nessuno riusciva a individuare la causa del dolore, giacché da lastre ed altri esami diagnostici non risultava nulla di anomalo. Questo strazio è durato quasi cinque anni! Ormai mi ero arresa, ma ringraziando Dio, mia madre, che invece non si era data per vinta, venne a sapere, tramite una conoscente, che all’Istituto Regina Elena di Roma lavorava un bravissimo ortopedico, il professor Roberto Biagini, proveniente dall’Ospedale Rizzoli di Bologna. Così tentammo anche questa strada, benché avessimo deciso che per noi sarebbe stata "L’ultima spiaggia!". Se falliva anche questo tentativo, eravamo ormai pronte a rassegnarci. Al Regina Elena, il prof. Biagini mi fece fare altri accertamenti, da cui risultò tutto negativo;.ma in questo caso fu il professore a non arrendersi e mi spedì a Firenze da un suo collega, il dott. Massimo Ceruso, direttore del dipartimento di Chirurgia e Microchirurgia della mano, dell’Ospedale di Careggi. Qui, tramite un’ecografia, mi fu riscontrato "una piccola pallina" nel gomito. Presa la decisione di asportarla, fui inserita in lista di attesa, ma per l’operazione avrei dovuto aspettare ancora un anno! Arrivato finalmente il giorno fatidico, io ero davvero felice, perché dopo 6 anni stavo finalmente per risolvere la mia situazione e non avrei più sentito dolore! Passato un mese, durante una visita di controllo, il dottor Ceruso ci comunicò il referto istologico: purtroppo avevo un sarcoma sinoviale cioè un tumore maligno dei tessuti molli, piuttosto raro. Aggiunse, tuttavia, di non preoccuparci perché sarebbe andato tutto bene, raccomandandoci di ritornare subito dal professor Biagini.
A Roma i dottori iniziarono immediatamente a sottopormi a tutti i controlli per verificare se avessi metastasi. L’impatto con il prof. Biagini fu molto forte, vista la sua determinazione nell’affrontare questo male. Mi parlò con molta schiettezza: probabilmente avrei dovuto fare la chemioterapia, una delle più forti; mi sarebbero caduti i capelli, sarei stata male, poi lui mi avrebbe operato al gomito, togliendo alcuni muscoli e inserendo una protesi in argento; infine sarei stata sottoposta a radioterapia chirurgica. Io, ascoltandolo, avevo tanta confusione in testa e il professore, per farmi capire bene cosa fosse il mio tipo di protesi, mi mostrò dal suo Pc una foto scattata durante un’operazione, dove si vedeva un braccio aperto con la protesi inserita!
Ripensandoci ora, mi viene da ridere, ma lì per lì di ridere avevo davvero poca voglia! Allora mi sentivo frastornata: era una situazione assurda, ma stava accadendo veramente e ancora non mi rendevo conto di quanto sarebbe cambiata la mia vita! In breve, tutti gli esami effettuati risultarono negativi, quindi, il prof. Biagini insieme all’oncologa decise di farmi iniziare la chemio dopo l’operazione. Sono entrata in reparto 2 giorni prima dell’operazione ed ero tranquilla. La mia tranquillità derivava dalla profonda fiducia che avevo e che ho tuttora per il professore e per tutta la sua équipe, ma soprattutto dalla forza della fede in Cristo Gesù. E’ quest’ultima che mi ha sostenuto (e ancora adesso mi sostiene) e mi ha aiutato a rimanere serena per tutto il periodo della malattia e delle operazioni che ho dovuto affrontare!
Dopo una settimana dall’operazione sono uscita dall’ospedale; c’era solo da aspettare il referto istologico per poi iniziare la chemioterapia e la radio. Ho cercato di vivere questa attesa nel migliore dei modi possibili, senza perdere la Speranza e certa che il Signore avrebbe ascoltato le mie preghiere e quelle delle tante persone che mi stavano sostenendo. Infatti, ci fu una bella sorpresa: nel referto istologico non risultò alcuna traccia di cellule tumorali! Era tutto tessuto buono! Quindi, con un po’ di indecisione da parte del prof. Biagini e un po’ meno da parte dell’oncologa, si decise di non farmi fare neanche un ciclo di chemio! Ero strafelice per questa notizia! E’ proprio vero che non bisogna mai perdere la speranza! A questo punto il chirurgo di Firenze mi disse una cosa che mi rimarrà sempre in mente: "La tua voglia di vivere ti ha salvato la vita"! E’ proprio vero! Bisogna sempre essere positivi e affrontare tutti gli ostacoli con decisione e positività, anche rialzandoci dopo una caduta!
Tuttavia, dopo subentrò un ulteriore problema: la cicatrizzazione della ferita. C’era un punto in particolare che rimaneva sempre aperto, da dove fuoriusciva del liquido. Per questo ho dovuto subire altre due piccole operazioni: una per girare un piccolo lembo di pelle e l’altra di pulizia della ferita. Però questa continuava ad aprirsi e allora, siccome non mi ero trovata troppo bene con il chirurgo plastico di Roma, chiesi al professor Biagini se potevo ritornare a Firenze, dove mi avevano operato la prima volta! Acconsentì e, arrivata a Firenze, mi ricoverarono subito per rischio infezione e dovettero procedere alla rimozione della protesi. Sono rimasta due mesi con un distanziatore di cemento al posto del gomito. Le medicazioni venivano eseguite da due persone, visto che il mio braccio "ciondolava" un pochino! Anche qui il risultato del prelievo citologico risultò negativo, non c’era infezione! Poi finalmente l’ultima operazione, quella di reimpianto protesico! Infine, ho messo un’altra protesi più piccola, di titanio, con il risultato che il braccio mi si è accorciato di 4 centimetri! Allora avevo molta paura che, a causa della protesi, della mancanza del tricipite e di altri muscoli, in presenza, inoltre, di una lesione del nervo ulnare, non avrei potuto più fare nulla! Invece dopo 5 anni posso dire che mi sento bene! E’ vero, ho dovuto e continuamente devo reinventare la mia vita! Come un bambino impara a camminare, io sto imparando ad usare il mio nuovo braccio! Adesso ancora di più!
Lo scorso anno, precisamente il 19 maggio 2013, ho realizzato il mio primo sogno: quello di sposarmi! E, dopo neanche un anno il secondo: si chiama Marco! Ebbene sì, dopo tanta fatica spesa nel combattere, il Signore mi ha dato un altro segno della Sua presenza facendomi dare alla luce una creatura stupenda di 3,580 kg che io e mio marito abbiamo chiamato Marco e che sta benissimo! La mia paura più grande, quella di affrontare una gravidanza, alla fine è stata sconfitta! Come può cambiare la vita in così poco tempo!
Adesso la lotta si basa su come gestire un neonato con un braccio e mezzo, ma è diversa e più sopportabile: si affronta con un bel sorriso, il sorriso della vittoria! La vita si era fermata per 2 anni, ma poi ha iniziato a girare di nuovo e me la voglio godere tutta, attimo per attimo senza lasciare il posto alle paure! Voglio vivere! Inoltre la scienza è dalla nostra parte: oggi la parola tumore non è più uguale a morte!
Naturalmente non si può pensare di superare questa lotta da soli! Un considerevole aiuto, come ho già detto, per me è venuto dalla Fede, che mi ha costantemente accompagnato, sia suscitandomi tanta pace e serenità nel cuore, sia facendomi incontrare tante persone, che mi hanno aiutato tantissimo con i loro sorrisi e la loro professionalità: i dottori, gli infermieri, gli operatori del reparto di ortopedia oncologica dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena e il professore del reparto di microchirurgia della mano al Cto di Firenze; tutti mi hanno fatto sentire protetta e senza di loro sarebbe stato tutto molto più difficile! E grazie anche alla nostra presidentessa, Monica che, quando ero un po’ preoccupata per i rischi dell’eventuale chemioterapia che avrei subito, lei, con la sua testimonianza mi ha ridato il sorriso, la speranza che non deve mai mancare a nessuno!
Grazie infine ai parenti, agli amici e non per ultimo al mio maritino che è stato sempre presente soprattutto nei momenti meno felici!! Adesso…cucino benissimo e cambio velocemente il piccolo di casa, anche meglio di lui!
Valeria
Naturalmente non si può pensare di superare questa lotta da soli! E io ho incontrato, oltre la mia famiglia, tante persone che mi hanno fatto sentire protetta