La mia forza è il carattere

È proprio quando pensi di aver toccato il fondo e credi che non c’è più nessuna speranza, che un sorriso può cambiare le cose.

Tutto iniziò nel 2008, con uno strano dolore all’anca destra. Amici e parenti mi tranquillizzavano, dicendo che probabilmente era artrosi; data l’età poteva essere più che normale. Forse avrei dovuto mettere una semplice protesi, come era capitato a un mio amico. Decisi, quindi, di fare una lastra, poi, mi rivolsi ad un professore di ortopedia. Il professore, un po’ perplesso, mi consigliò di fare una scintigrafia ossea ed una Tac. L’ortopedico quindi, con gli esami alla mano, mi disse di stare tranquillo, che non avevo nulla di grave, e che, considerata la mia età, avevo semplicemente bisogno di mettere una protesi al femore. Quindi, il 27 aprile 2009 mi operarono. L’ortopedico però, mettendo la protesi, notò che c’era qualcosa di strano, perciò fece fare un esame istologico. Esito dell’esame: "condrosarcoma di secondo grado". Fu una doccia gelida per me e per tutta la mia famiglia.

Pur sapendo del tumore, l’ortopedico mi mandò a fare la fisioterapia in una clinica di riabilitazione. Una mattina mentre mi dirigevo verso il bagno, la protesi andò fuori sede. Provai un dolore pazzesco!! ! Mi trasportarono prima in un ospedale vicino e poi, subito dopo, mi portarono nella clinica dove ero stato operato. Lì mi aspettava l’ortopedico che mi avrebbe rimesso la protesi in sede. Nel frattempo, però, fù una vera e propria agonia: il dolore che provai mentre mi trasportavano dall’ambulanza alla clinica fu indescrivibile!

In seguito, l’ortopedico mi fece rivolgere ad un ortopedico oncologo. Arrivato all’ospedale IFO vengo preso in cura dal Professor Biagini, che mi ricovera il 12 giugno 2009 e mi opera quattro giorni dopo: subii un’operazione di 12 ore. Mi misero una protesi a sella, in modo da evitare l’amputazione della gamba, così da avere una minima speranza di non perderla anche in seguito e di poter tornare a camminare. Subito dopo l’operazione mi portarono in rianimazione. Una terribile conseguenza dell’anestesia e della morfina fu un sonno pieno di incubi… tanti incubi. L’operazione, però, era andata bene, e mi riportarono in reparto dopo pochi giorni.

Dopo circa 20 giorni dall’operazione però, il 6 Luglio, mi portarono di nuovo in sala operatoria, stavolta d’urgenza. Avevo una bruttissima cera, il dottore che mi aveva operato decise di aprire di nuovo la ferita e si accorse che avevo un’emorragia interna. L’emoglobina era scesa a 3 e non avevo più le forze: la situazione era molto grave. Nel frattempo vedevo mia moglie che piangeva. Il dottore le aveva detto che "mi stavano perdendo". Da lì ricordo solo che mi fecero flebo, trasfusioni, addirittura mi misero una specie di ombrellino alla gola per evitare l’embolo, poi più nulla. Ricordo il buio totale, poi una luce e mi resi conto di essere ancora vivo. Mi portarono in rianimazione per circa due giorni e poi di nuovo in reparto. In quel momento, sperando che il peggio fosse passato, iniziai a sorridere di nuovo. Dopo circa un mese, ad agosto, mi riportarono di nuovo in sala operatoria, per una medicazione alla ferita.

Il 3 ottobre 2009, finalmente, mi misero in uscita. Il dottore, in maniera molto delicata mi fece capire che a breve ci saremmo rivisti: stavolta per l’amputazione della gamba! In quel momento scoppiai a piangere. Non ci volevo credere. Ma mia moglie mi rincuorò, dicendomi che forse avevo capito male. Rimasi casa per 4 mesi. In tutto questo tempo feci la fisioterapia, ma era un’agonia continua, perché la protesi continuava a fare male. La gamba era come se fosse un pezzo di legno, non riuscivo assolutamente a muoverla, quando dovevo fare qualsiasi movimento era un continuo dolore e, per quanto sperassi di poter rimetterla in movimento, piano piano persi tutte le speranze. In più, dalla ferita usciva sempre sangue, ed era evidente che c’era un’infezione. Mia figlia si rivolse anche ad un infettivologo, che mi prescrisse cinque antibiotici al giorno, da prendere senza nemmeno una protezione per lo stomaco. Fu una settimana d’inferno! Digiuno, vomito, dolori e nausee. Dalla disperazione non li presi più di mia volontà. Furono 4 mesi da dimenticare.

Il 13 gennaio 2010, andai a fare una visita di controllo dal Professor Biagini. Non potrò mai dimenticare il momento in cui il professore mi disse: "Ceracchi, è pronto per l’amputazione?" Rimasi di strucco. E il professore, rivolgendosi a mia figlia le disse: "Papà ancora non è pronto…"

Tornato a casa, mi resi conto che non ce la facevo davvero più e che ogni speranza di riuscire a muovere di nuovo la gamba era diventata ormai vana: vi erano solo il dolore, l’infezione che non smetteva più di perdere liquido, i mesi passati a letto senza potermi muovere… Così, con un dolore immenso nel cuore, decisi di farmi amputare la gamba. Il 16 febbraio 2010, dopo 8 mesi di agonia e sofferenza, persi la mia gamba. Quando mi risvegliai dall’operazione fu un grande shock: un trauma indescrivibile, un senso di vuoto guardando verso il basso… la mia gamba non c’era più. Contemporaneamente, però, fu una grande liberazione, come togliersi un peso, per me e per la mia famiglia, che aveva assistito alla mia sofferenza. Il dolore era stato tanto e non so quanto sarei andato avanti in quel modo. Ad un certo punto mi resi conto che forse sarebbe stata la cosa giusta da fare sin dal principio, forse non avrei rischiato di morire, non mi avrebbero dovuto operare tutte quelle volte ed io e la mia famiglia non avremmo passato 8 mesi di inferno. Successivamente, nel maggio del 2010, andai a Budrio, in provincia di Bologna, a fare la visita che in seguito mi avrebbe permesso di mettere la protesi o cosiddetta "gamba finta". A settembre, quindi, mi ricoverarono un mese per insegnarmi a camminare con la protesi, in modo da poter stare in piedi, in equilibrio e in modo anche da potermi sedere. Tornato a casa iniziai i vari controlli facendo la Tac ogni 3 mesi.

Le prime TAC andarono bene, ma dall’ultima risultarono metastasi al polmone destro: fu un’altra doccia fredda! Il 27 gennaio 2012 mi operarono di nuovo all’Ifo, nel reparto di chirurgia toracica; mi misero 27 punti. L’operazione, però, andò molto bene, accusai pochissimi dolori, quindi dopo 5 giorni mi rimandarono a casa. Nel frattempo, a maggio del 2011, presi addirittura la patente per guidare l’automobile solo con la gamba sinistra. Posso dire che mi sono ripreso molto bene: sono una persona autosufficiente, vado in giro con la macchina, vado al bar a scambiare due parole con vecchie conoscenze, aiuto mia moglie nelle faccende di casa, lavando i piatti e aiutandola a cucinare, vado a fare la spesa e accompagno anche le mie nipoti per qualsiasi loro esigenza. Il 2 giugno 2012, ho potuto festeggiare con mia moglie 50 anni di matrimonio insieme!!! E’ stata una festa bellissima!!! Abbiamo affittato una sala da ballo, essendo un ex ballerino: eravamo settanta persone, tra amici intimi e parenti ed è stata una serata stupenda. È vero, ho passato dei momenti bruttissimi, ho sofferto moltissimo, ma sono felice della vita che faccio ora. La mia famiglia mi è stata vicinissima, mia moglie in particolare e non so come ringraziare tutti. Non so come avrei fatto senza di loro, per questo li ringrazio con tutto il cuore. Consiglio a tutti quelli che si trovano nelle mie stesse condizioni, di sorridere sempre e non abbattersi mai, perché la vita è bella; è proprio quando pensi di aver toccato il fondo e credi che non c’è più nessuna speranza, che un sorriso può cambiare le cose. Anche in momenti in cui credevo non ci fossero più speranze, un pensiero positivo mi ha aiutato ad uscirne fuori.

Invio un particolare ringraziamento al Professor Biagini e a tutto il suo staff. Ancora un grazie particolare alla mia famiglia, a mia moglie che è stata vicino a me in ogni attimo della mia sofferenza, alle mie figlie, alle mie bellissime nipoti e a tutti i parenti e gli amici.

Grazie di cuore a tutti!!!

 

P.S. La scorsa estate, insieme a mia moglie, siamo tornati a Giulianova, dove eravamo soliti fare le nostre vacanze. Ho guidato io fino a Giulianova ed abbiamo trascorso una piacevolissima settimana di ferie presso l’albergo che già conoscevamo, insieme a persone simpaticissime che sono state molto felici di rivedermi, anche se in queste condizioni, perché nonostante tutto "Sono ancora in piedi"!!

 

Otello